Biologico

L’agricoltura biologica è un sistema che permette all’uomo, l’utilizzazione delle risorse della natura in modo sostenibile e consapevole. In questo modo è possibile mantenere un equilibrio tra i diversi organismi e favorire il protrarsi dell’attività dell’uomo negli anni senza significative variazioni nell’ambiente. In realtà l’agricoltura biologica non fa altro che rifarsi ad un’antica e profonda saggezza in cui la terra va considerata come un qualcosa di “sacro” e per questo dev’ essere rispettata.
Ma storicamente quando inizia a prendere forma e a espandersi il metodo biologico? Tutto ha inizio nel primo decennio del nostro secolo dove si trovano a convivere parallelamente da una parte l’agricoltura biologica a difesa dell’ambiente e dall’altra parte si contrappongono le coltivazioni che utilizzano i prodotti chimici, atti a ottenere in tempi brevi grandi quantità di prodotto alimentare. Ma per avere qualche breve riferimento storico è possibile dire che i primi metodi di agricoltura biologica si svilupparono nel nostro secolo, soprattutto nell’Europa del Nord. Possono essere raggruppati in tre movimenti principali:
Il primo movimento è di origine germanica, l’ideatore è Rudolf Steiner (filosofo austriaco) insieme ad un suo “discepolo” Pfeiffer; il loro “credo” è rappresentato dall’agricoltura biodinamica la quale elimina i concimi minerali solubili sintetici, utilizza il sovescio composto biodinamico, utilizza i preparati biodinamici e contemporaneamente sostiene la diffusione di un’alimentazione sana ed equilibrata.
Il secondo movimento, definito “dell’agricoltura organica”, si diffonde in Inghilterra subito dopo la seconda guerra mondiale, grazie alla “filosofia” di Sir Howard; il concetto base di questa dottrina è l’importanza dell’equilibrio biologico e della fertilità del terreno, l’importanza delle materie organiche soggette a compostaggio ed essenziali anche per stimolare , nelle piante, resistenza ai parassiti e alle malattie.
Un terzo movimento nasce in Svizzera, negli anni ’40, e trova come principali sostenitori Hans Peter Rusch e H. Muller, il loro “credo” si fonda sullo sfruttamento ottimale delle risorse rinnovabili, utilizzando ad esempio l’humus del terreno, il ricorso al compostaggio di superficie e la lavorazione della terra limitata al solo stretto necessario.
Ma intorno agli anni’50, l’aumento dei fabbisogni nutritivi legati all’aumento della popolazione limita e frena un po’ l’agricoltura biologica, per poi tornare fiorente intorno agli anni ’70, sulla spinta ecologista sia di alcuni movimenti giovanili che di associazioni ed organizzazioni. Negli anni ’80, attraverso la diffusione dei movimenti e delle associazioni ambientaliste l’impronta che va ad assumere questa agricoltura è anche di stampo politico-economico-produttivo.
Il fenomeno si sviluppa soprattutto in maniera ecocompatibile nei seguenti paesi: nel Nord Europa, Danimarca, Germania e Olanda, Gran Bretagna, Francia, Italia, Grecia e Stati Uniti. All’inizio questa tipologia di agricoltura si diffonde in modo totalmente spontaneo, senza alcun riferimento legislativo, sia nazionale che comunitario e al tempo stesso ” slegate” dalle leggi di mercato. Ma quando il fenomeno raggiunge alti livelli soprattutto di tipo economico ecco che in alcuni Stati si da origine a norme e regolamenti in grado di individuare e definire chiaramente la “produzione biologica” e di tutelare il consumatore da prodotti “falsamente biologici” da quelli invece “veri”.
Proprio per offrire una soluzione a questo problema ecco la comparsa del reg. CEE n. 2092/91, la CEE infatti interviene nel 1991 con questa legge quadro con l’obiettivo di essere un riconoscimento ufficiale da parte della Comunità di questa tipologia produttiva e costituendo così dei parametri e delle procedure atte all’ identificazione del prodotto biologico. Questo regolamento interessa e coinvolge anche i processi di trasformazione e di commercializzazione del biologico.
Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento utilizzando internet ecco qualche sito interessante:

Coldiretti
http://www.coldiretti.it
Confagricoltura
http://www.confagricoltura.it
Associazione Italiana Agricoltura Biologica
http://www.aiab.it
Greenplanet
http://www.greenplanet.net
FAO
http://www.fao.org

Per chi invece è interessato ai dati statistici eccone alcuni che fanno comprendere sotto un profilo numerico la grandezza dell’agricoltura biologica.
Dati(2002) del biologico in Italia forniti da Bio Bank: si tratta di un’indagine annuale che, attraverso un’interessante lavoro di raccolta ed elaborazione dei dati, fornisce una fotografia sulla situazione dei due settori in Italia. (I dati aggiornati al 31 dicembre 2002, salvo quelli di aziende bio e superfici bio fotografati alla fine del 2001, sono pubblicati sugli Annuari Tutto Bio 2003 – Tutto Eco 2003)

Aziende bio in crescita (+22,5%)
Aziende bio risultano essere 63.156 a fine 2001 (erano 51.552 nel 2000).
Aziende agricole (+21%)
Aziende di produzione e trasformazione (+20%).

– Superfici bio: le superfici biologiche coltivate sono 1.182.403 ettari a fine 2001 (incremento del 10,6%). Sempre in testa Sicilia e Sardegna con il 48% delle superfici coltivate biologiche.
– Negozi di alimenti bio: aumentano del 10% i negozi specializzati di alimenti biologici toccando quota 1.117.
– Mense: grande sviluppo anche nella ristorazione collettiva: le mense scolastiche bio registrano un + 55% passando dalle 342 censite nel 2001 alle 522 del 2002.
– Supermercati: all’interno di tantissimi supermercati è ora possibile trovare un’ampia gamma di prodotti biologici, spesso derivanti da una linea propria interna del GDO che ha investito in questo mercato.
– E-commerce bio: anche su Internet sono in forte sviluppo i siti dedicati a questo settore.
E’ ora interessante conoscere quali sono gli enti certificatori cioè coloro attraverso i quali è poi possibile trovare un prodotto in commercio. Cosa molto importante è che il loro codice identificativo, deve comparire sull’etichetta del prodotto.
I nuovi enti autorizzati sono:
Ecosystem international certificazioni srl, con sede in Lecce, via Monte San Michele 49 – tel. 0832/311589 (D.M. 18/7/2002 – G.U. n. 171 del 23/7/2002);
Bioagricert srl, con sede in Casalecchio di Reno (BO), via dei Macabraccia 8 – tel. 051/562158 (D.M. 29/7/2002 – G.U. n. 200 del 27/8/2002): Bioagricert si sostituisce a Bioagricoop a seguito della domanda presentata da Bioagricoop;
ICEA, Istituto per la certificazione etica ed ambientale, con sede in Bologna, Strada maggiore 29 – tel. 051/272986 (D.M. 18/7/2002 – G.U. n. 171 del 23/7/2002): con tale decreto l’autorizzazione concessa ad AIAB viene revocata e trasferita al nuovo ente, come richiesto da AIAB.

Bios, codice IT BIO
via Monte Grappa, 37/c
36063 – Marostica (VI)
Tel. 0424471125
Fax 0424/476947
http://www.certbios.it
CCPB – Consorzio Controllo Prodotti Biologici, codice IT CPB
via J.Barozzi, 8
40126 – Bologna
Tel. 0516089811
Fax 051254842
www.ccpb.it
ccpb@ccpb.it
Codex, codice IT CDX
via Duca degli Abruzzi, 41
95048 – Scordia (CT)
Tel. 095650634
Fax 095850716

Ecocert Italia, codice IT ECO
corso delle Province, 60
95127 – Catania (CT)
Tel. 095442746
Fax 095505094
ecocertitalia@ctonline.it

I.M.C. – Istituto Mediterraneo di Certificazione, codice IT IMC
via C.Pisacane, 53
60019 – Senigallia (AN)
Tel. 0717928725
Fax 0717910043
www.imcdotcom.com
imcert@tin.it
Suolo e salute, codice IT ASS
via Abbazia, 17
61032 – Fano (PS)
Tel. 0721830373

QC&I International services, codice IT QCI
Villa Parigini – Loc.Basciano
53035 – Monteriggioni (SI)
Tel. 0577327234
Fax 0577329907
qci@etelnet.it
I seguenti due enti possono operare solo nella Provincia Autonoma di Bolzano
BIOZERT
Auf dem Kreuz, 58 86152 Augsburg – GERMANIA – Tel. 0049 821/3467650 fax 0049 821/3467655
IMO
Paradiesstr, 13 78462 Konstanz – SVIZZERA Tel 0041 7531/915273 fax 0041 7531/915274 – imod@imo.ch

Ma poi praticamente il consumatore come fa ad acquistare un prodotto biologico imparando a leggere correttamente l’etichetta? Ecco qualche indicazione: il nome dell’organismo di controllo autorizzato, e il suo codice, preceduto dalla sigla nazionale per l’Italia: “IT” e il suo marchio, il codice dell’azienda controllata (codice del produttore), il numero di autorizzazione (sia per i prodotti agricoli freschi che trasformati), la dicitura “organismo di controllo autorizzato con D.M. Mi.R.A.A.F. n… del … in applicazione del Reg. CEE n.2092/91.
Sono poi facoltative l’indicazione “Agricoltura biologica-Regime di controllo CE” e il marchio europeo, adottato dalla Comunità per identificare i prodotti con almeno il 95% degli ingredienti bio, conformi alle norme del regime ufficiale di controllo, provenenti direttamente dal produttore o dal preparatore in un imballaggio sigillato e recanti il nome del produttore, del preparatore o venditore e il nome o il numero di codice dell’organismo di controllo.
I prodotti che contengono dal 95 al 100 per cento ingredienti di origine biologica possono fare riferimento al biologico nella denominazione di vendita. Non è necessario allegare un elenco degli ingredienti come bisogna fare invece per i prodotti che sono biologici dal 70 al 95 per cento. In questo caso l’etichetta può fare riferimento al biologico solo nell’elenco degli ingredienti (con un asterisco o in altro modo, purché sia chiara la relazione con gli ingredienti in questione). Il riferimento al biologico non comparirà dunque nella denominazione di vendita ma nella lista degli ingredienti.

Se il contenuto biologico è inferiore al 70% non potrà definirsi tale.
Bisogna fare comunque attenzione a quei prodotti il cui nome può facilmente trarre in inganno il consumatore. E’ il caso di quei prodotti che riportano la dicitura eco, bio con varianti e diminutivi vari che tuttavia non sono stati ottenuti in conformità al regolamento. L’Unione Europea ha deciso che da luglio del 2006 questi prodotti non potranno più essere venduti con queste diciture.
Dunque le differenti denominazioni che potranno comparire saranno:
“DA AGRICOLTURA BIOLOGICA” .Nella denominazione di vendita, il riferimento al biologico è presente nella denominazione di vendita di prodotti ad ingrediente unico (frutta, verdura…) e di prodotti trasformati (es. “biscotti da agricoltura biologica”) solo se almeno il 95% degli ingredienti sono di origine “biologica”, ovvero ottenuti con metodo biologico. Il restante 5% può derivare da produzione tradizionale di alcuni ingredienti appartenenti ad una “lista positiva”, cioè ad un elenco di prodotti accettati dal ministero dell’Agricoltura.
Recentemente è stato approvato un regolamento definitivo anche per i prodotti biologici di origine animale come carne, uova e latte.
“IN CONVERSIONE DALL’AGRICOLTURA BIOLOGICA”.E’ indicato quando un solo ingrediente di origine agricola, è coltivato da almeno 12 mesi secondo le norme dell’agricoltura biologica. Gli ingredienti di origine non agricola, invece, devono rientrare nell’elenco di prodotti accettati dal ministero dell’Agricoltura. Nella denominazione di vendita è ammesso il riferimento al biologico.
“INGREDIENTI DI ORIGINE BIOLOGICA”.La scritta “il XX% degli ingredienti di origine agricola è stato ottenuto conformemente alle norme della produzione biologica” certifica i prodotti in cui almeno il 70% degli ingrdienti di origine agricola è stato ottenuto con il metodo biologico. Il restante (massimo 30%), se non agricolo, deve rientrare nei prodotti accettati dal ministero (additivi e prodotti tropicali di importazione). In questo caso non compare la denominazione di vendita riferita al biologico, ma possono essere indicati gli ingredienti che hanno questa

Quali possono essere oggi, nella nostra società le motivazioni che spingono alla scelta dei prodotti biologici? Le motivazioni possono essere diverse ad esempio il desiderio di introdurre nel proprio organismo meno antiparassitari, insetticidi, diserbanti, fungicidi, possibili, l’assenza di residui chimici tossici, un basso livello di nitrati. Le particolari qualità organolettiche (colore, gusto,) sono esplicitamente evidenti a chiunque si avvicini e assaggi questi prodotti. Per quanto concerne i controlli e la modalità di produzione è bene chiarire che esistono numerosi controlli a cui è sottoposta l’intera filiera produttiva. Tali controlli si rifanno ad un Sistema di Controllo uniforme e dunque uguale in tutta l’Unione Europea (regolamenti dell’Unione Europea), valido sia per la coltivazione delle piante che per l’allevamento degli animali, L’azienda che desidera iniziare una produzione di tipo “biologico” comunica la sua intenzione alla Regione e a uno degli organismi di controllo autorizzati.
L’organismo effettua la prima ispezione attraverso propri tecnici specializzati, che esaminano l’azienda; controllandone i magazzini, le stalle e qualsiasi altra struttura annessa. L’azienda viene ammessa al sistema di controllo solo se dall’ispezione sono state rispettate tutte le normative, è allora possibile avviare la conversione: si tratta di un periodo di “pulizia” del terreno che, a seconda dell’uso precedente di prodotti chimici e delle coltivazioni, può durare due o più anni.
Solo concluso questo periodo di conversione, il prodotto può essere commercializzato come di produzione biologica.
L’organismo preposto procede poi alle ispezioni ed ai controlli, anche a sorpresa, e preleva campioni per effettuare le analisi.
Solamente le aziende controllate da organismi autorizzati possono vendere i loro prodotti come “provenienti da agricoltura biologica”.
Ultimo aspetto è legato al costo dei prodotti biologici la cui motivazione è legata ai seguenti fattori:
– maggiore perdita di prodotto
– maggiore lavoro manuale
– terreni da lasciare a riposo
– aziende non associabili a grandi consorzi
– esclusione da tutta una serie di finanziamenti

Bibliografia sul Biologico

“Conversione al biologico”(Edizioni AIAB – Euro 14,90) di Vincenzo Vizioli, Presidente dell’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica).
Tutto Bio 2003 – Annuario del biologico
Tutto Eco 2003 – Annuario dell’ecologico
A cura di Achille Mingozzi, Rosa Maria Bertino (Tutto Bio)
e Alessandra Olivucci (Tutto Eco) Distilleria EcoEditoria, Forlì 2003
ALLA SCOPERTA DEI MERCATINI BIOLOGICI – di Fabio Maria Santucci
Distilleria EcoEditoria, Forlì 2001, pp. 64

Articolo a cura della Dott.ssa Alessandra Mallarino
Dietista e Pedagogista