IL COMPITO DELLA VITA 5a Parte

Il lavoro del GRUPPO DEI PARI del 23/05/2012 lo aveva  confermato ulteriormente: non esistendo ancora uno standard di nuovo anziano, molti stanno cercando di definirlo su misura per soddisfare gli interessi commerciali e lo fanno con impegno e professionalità. Le prime generazioni di nuovi anziani, come le nostre, corrono il rischio reale di inseguire obiettivi di vita non loro ma il frutto delle interpretazioni e delle abili comunicazioni dei professionisti del mercato.
Nel Gruppo dei Pari abbiamo l’occasione unica di esplorare le nuove opportunità  utilizzando  l’ esperienza e, soprattutto, la capacità di interrogarci su quali siano i nostri veri bisogni e come interpretarli.  E’ il percorso seguito nell’incontro del 20/06/2012, con risultati apprezzabili. Dopo il confronto, ci conosciamo meglio e siamo motivati nel tradurre in proposte, progetti ed azioni  la realizzazione  delle nostre urgenze, dalle più elementari a quelle più alte.
Spesso diamo per acquisito che tutti, nella nostra società, siano – se lo vogliono – nella condizione di placare facilmente i cosiddetti bisogni primari, indispensabili per la sopravvivenza  (come mangiare, bere, dormire, abitare un alloggio, avere cure in caso di necessità, poter lavorare, avere competenze culturali di base, ecc.). Tuttavia, non occorre essere  particolarmente attenti per incontrare persone, spesso anziane, che ancora non riescono a soddisfare tali esigenze minime, nonostante i proclami della Costituzione o della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Dal nostro punto di vista, è una situazione preoccupante. Anche se constatiamo in noi stessi che nel periodo post-professionale i bisogni subiscono una revisione, tenderemo naturalmente a spostare la nostra attenzione verso aspetti meno materiali e più elevati, provando nuovi stimoli, solo se le necessità elementari sono state soddisfatte. Per crescere e manifestarci per quello che siamo è necessario che i nostri bisogni primari siano stati soddisfatti: se non lo sono, saremo sani fisicamente e mentalmente con maggiori difficoltà. Senza farne la ragione di vita, la disponibilità di risorse sufficienti è un aspetto da tenere in debita considerazione già nella maturità e segnatamente nella pianificazione del nostro periodo di vita post-professionale, presumibilmente lungo.
Il Gruppo dei Pari ha rilevato un’altra necessità  per il benessere fisico e mentale, importante e troppo spesso trascurata: il bisogno di vivere in un ambiente sano e sicuro.  Dimentichiamo facilmente che è impossibile vivere chiusi sotto una campana di vetro, isolati dall’esterno. L’ambiente fisico e le relazioni esterne agiscono su di noi anche se non ci pensiamo e contribuiscono a definire la nostra salute e la nostra identità. L’antidoto ai problemi ambientali ed esistenziali è lo stesso: serve ridefinirci in termini più vasti, connetterci con una visione più ampia della realtà, rivedere e tradurre in modi più sani e responsabili il nostro rapporto con la natura, con noi stessi e con gli altri. Il desiderio-bisogno di agire concretamente per vivere in un ambiente naturale adeguato è il frutto della coscienza conseguita gradualmente di condividere la stessa vita e di sentirci interconnessi.

2 commenti su “IL COMPITO DELLA VITA 5a Parte”

  1. Certo, bisognerebbe vivere una vita, ad una certa età, che possa definirsi tale. Vivere in un ambiente naturale adeguato e non doversi preoccupare se riesce a pagare le bollette, se riesce a permettersi un cibo adeguato e accorgersi di non potersi permettere farmaci che la mutua non glie li consente, che non può permettersi di soddisfare un sogno inseguito tutta la vita e mai realizzato. Ad esempio un viaggio, vedere cose belle o meglio solo un mese al mare. Sto chiedendo troppo ma ho voluto riportare i vostri discorsi ad un tenore terra terra. Non si possono chiedere miracoli e bisogna imparare a godere di quello che si ha .
    Mi piace seguirvi e grazie per l’invio dei vostri pensieri.
    Con sincero apprezzamento Maria Mastrocola Dulbecco

  2. Giusta la considerazione sulle donne in età adulta, che “non si sentono mai in pensione”. È vero, purtroppo le casalinghe, giovani o anziane che siano, sono viste dalla società alla stessa stregua dei pensionati: non producono, non consumano, quindi sono inutili. E poi le donne sono le ultime a trovar lavoro, sottopagate,e le prime ad esserne allontanate.

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