Rischio e Pericolo ambientale
Significato e interpretazione
I termini rischio e pericolo vengono usati spesso come sinonimi nel linguaggio comune. Si sente dire infatti: “Ho rischiato un incidente” oppure “Ho corso il pericolo di essere investito”.
Questa ambiguità si manifesta anche quando si parla di ambiente, di sostanze nocive e dei danni che queste possono provocare.
Ma questi due termini hanno significati ben distinti, sia in termini lessicali, sia dal punto di vista giuridico.
Infatti il termine pericolo caratterizza una proprietà intrinseca di un determinato fattore, quali sostanze chimiche, rifiuti, eventi. Il rischio invece misura gli effetti, in qualità e quantità, di una esposizione al pericolo.
Spieghiamoci meglio. Tutti sappiamo che lo squalo è un animale pericoloso. Lo sono anche le vespe. Ma che probabilità abbiamo di essere aggrediti da uno squalo? Vivendo in Italia la probabilità è bassissima, ma se mai capitasse il danno sarebbe enorme, mentre l’incontro con una vespa è molto probabile, con danni limitati (salvo allergie).
Quindi il rischio misura la quantità di danno che può provocare una fonte di pericolo, tenuto cono della probabilità che questo si manifesti e dell’entità del danno che posiamo subire.
Quali sono le fonti di pericolo in campo ambientale? Innanzitutto tutte le emissioni, cioè l’espulsione verso l’esterno degli ambienti di vita e di lavoro di sostanze inutilizzate e non naturali che, immesse nell’ambiente, possono causare danno all’ecosistema.
Sono sostanze pericolose ad esempio gli agenti chimici contenuti negli scarichi idrici, i fumi prodotti da attività industriali, alcuni rifiuti prodotti da lavorazioni agricole, artigianali e industriali.
Sono invece eventi pericolosi quelli che causano alterazioni del territorio, come alluvioni, terremoti, incendi, ecc.
Se le sostanze pericolose sono facilmente definibili, e infatti la legislazione europea e nazionale riporta elenchi esaustivi di tali sostanze, non altrettanto semplice e comunemente accettato è il processo di quantificazione del rischio ambientale. Infatti la legislazione nazionale, mentre definisce in modo esaustivo il processo per quantificare il rischio per le persone, lascia alla interpretazione da parte di esperti il rischio ambientale, limitandosi a definire le procedure amministrative connesse.
Mentre per i danni alla salute causati da sostanze o attività pericolose si può far riferimento ad uno standard fisso, l’uomo, non esiste un “ambiente di riferimento” su cui testare l’impatto delle sostanze pericolose.
Immaginiamo una azienda con 10 dipendenti che lavori, ad esempio, mercurio, con scarichi idrici contenenti questa sostanza pericolosa. Se lo scarico avverrà in un torrentello con pochi metri cubi d’acqua, il rischio di provocare inquinamento sarà molto elevato, diversamente se lo scarico avverrà in Po o nel Lago Maggiore, la diluizione sarà tale da non causare danno ambientale.
Su queste ambiguità giocano, spesso purtroppo in malafede, gli estremisti pro o contro un evento a potenziale impatto ambientale.
Sicuramente nella produzione di energia elettrica, nello smaltimento dei rifiuti, nello scavo di gallerie ferroviarie o stradali si mettono in circolazione sostanze pericolose. Ma quante di queste costituiscono un effettivo rischio per l’ambiente e per la popolazione? E, cosa ancor più difficile da valutare, fino a che punto questo rischio può essere accettabile?
Di questo parleremo in altra occasione, entrando nel merito di alcuni casi specifici.
Per approfondire …
http://it.wikipedia.org/wiki/Rischio
Articolo a cura del Dott. Giovanni Negro
Chimico,
Referente per FormEduca del settore Ambiente